Il presente articolo ha lo scopo di offrire una visione d’insieme dello stato d’emergenza legato al COVID-19, utile per aiutare ad indirizzare la pianificazione manageriale nell’immediato futuro. Il documento prende spunto e vuole essere una sintesi dell’analisi predisposta nel mese di aprile da McKinsey, società multinazionale di consulenza strategica (www.mckinsey.com), “COVID- 19: Briefing Materials”.
Scenari economici
Le misure di restrizione sociale adottate dalle entità governative hanno avuto inevitabili conseguenze dannose sull’economia delle singole nazioni, sintetizzabili agevolmente tramite l’andamento previsionale del PIL. Stando alle recenti stime del Fondo Monetario Internazionale gli scenari sono due.
Scenario previsionale 1: perdita stimata minore
Il virus vede continuare la sua diffusione fino alla metà del secondo trimestre del 2020, quando la stagionalità del virus stesso combinato con una più forte risposta della sanità pubblica ne favorisce la riduzione. Per quanto riguarda la stima economica, anche nella casistica più favorevole si prevede che la maggior parte dei paesi subirà un netto calo del PIL nel secondo trimestre dell’anno in corso, che non avrebbe precedenti nell’era post-Seconda Guerra Mondiale:
PIL Q2 2020 VS Q4 2019 | PIL 2020 vs PIL 2019 | PIL Pre-Crisi | |
Cina | -3,3% | 0% | Q3 2020 |
Europa | -9,5% | -4,4% | Q1 2021 |
U.S.A. | – 8% | -2,5% | Q4 2020 |
Per quanto riguarda la Cina, la crescita annuale per il 2020 sarebbe approssimativamente piatta, ma le misure economiche in atto consentiranno una ripresa relativamente rapida che le permetterà di raggiungere i livelli pre-crisi già dal terzo trimestre del 2020. Per quanto attiene l’Europa, la perdita per il 2020 dovrebbe attestarsi a -4,4% punti percentuali e i livelli pre-crisi verrebbero raggiunti solamente nel primo trimestre del 2021. In ultimo, considerando gli Stati Uniti, è prevista una perdita complessiva di -2,5% punti per quanto riguarda il 2020 ed un ritorno pre-crisi previsto per il quarto trimestre del 2020.
Scenario previsionale 2: perdita stimata maggiore
Il virus si diffonde a livello globale senza registrare cali legati alla stagionalità. I sistemi sanitari sono sopraffatti in molti paesi, in particolare i più poveri, con un impatto umano ed economico su larga scala. La maggior parte dei paesi impiegherebbe più di due anni per ripristinare i livelli pre-virus del PIL:
PIL Q2 2020 VS Q4 2019 | PIL 2020 vs PIL 2019 | PIL Pre-Crisi | |
Cina | -3,9% | -2,7% | Q2 2021 |
Europa | -12,2% | -9,7% | Q3 2023 |
U.S.A. | – 10,6% | -8,4% | Q1 2023 |
La Cina si riprenderà lentamente ma più velocemente rispetto alla zona Euro e agli U.S.A.: subirebbe un tasso di decrescita per il 2020 del -2,7% e potrebbe tornare ai livelli antecedenti la crisi a partire dal secondo trimestre del 2021. Gli Stati Uniti e l’Europa avrebbero una situazione economica maggiormente negativa, constatando nel breve periodo l’impossibilità di reazione delle misure di politica economica rispetto a un enorme picco di disoccupazione e chiusure delle imprese, creando una ripresa molto più lenta. In Europa si registrerebbe una perdita complessiva per il 2020 del -9,7% ed un ritorno alla normalità solamente nel terzo trimestre del 2023; negli U.S.A il 2020 si chiuderebbe con un -8,4% e un ritorno ai livelli pre-crisi si avrebbe a partire dal primo trimestre del 2023.
Pianificazione aziendale
Se è vero che da un lato la crisi costituisce per molte imprese un punto di non ritorno per molte altre può costituire un’opportunità. Per tale motivo è necessario avere un’idonea pianificazione aziendale, avendo considerazione che il lavoro del futuro sarà inevitabilmente condizionato dall’epidemia in corso, tale per cui le modifiche nel mondo del lavoro saranno inevitabilmente accelerate. Ciò influisce direttamente sugli attuali piani di assunzione e gestione del personale: saranno richieste nuove figure professionali, nuovi talenti, nuovi processi, nuove strutture e nuove tecnologie, fondamentali per re-inquadrare l’impresa da un punto di vista strategico nella “nuova normalità”, re-immaginandola e riformandola.
Risulterà preminente capire quali tendenze siano o saranno in crescita, affinché sia possibile adeguarsi alla nuova domanda di mercato; identificare quali opportunità stiano nascendo e quali canali implementare da un punto di vista promozionale, quali politiche di prezzo attuare, quali strategie di marketing e di prodotto sviluppare. Il punto cruciale è relativo all’organizzazione del team di lavoro. Gli errori più comuni e maggiormente ricorrenti per le imprese che si apprestano a pianificare sono frutto di una conoscenza inadeguata delle situazioni in esame, di un eccessivo ottimismo, di una mancanza di adeguati meccanismi di rilevamento dei problemi, di una dipendenza dagli schemi procedurali passati, da una sbagliata razionalizzazione del rischio, dalla progettazione di soluzioni troppo vincolanti, da una mancanza di soluzioni alternative o da scarsa innovazione, da una lentezza decisionale o decisioni di bassa qualità, da una mancanza di adeguati livelli di responsabilità direzionale e manageriale.
Il processo previsionale pone le sue basi nell’immediato ed è inevitabilmente condizionato dalla realtà attuale. Dapprima appare quindi evidente e necessario affrontare la crisi economica in atto, cercando di preservare la liquidità aziendale. Per fare ciò si può procedere come segue:
- identificare una serie di rischi chiave connessi alla propria attività, considerando la forza lavoro, le istituzioni, i partner commerciali, i clienti. In tal senso, creare un sistema risk-based orientato su variabili settoriali, aziendali e macro-economiche, monitorando il loro impatto sull’impresa, come ad esempio la domanda di mercato, i volumi di produzione, COGS, l’inflazione e così via;
- sviluppare scenari specifici per l’azienda correlati ai diversi profili di rischio, quali strategici, finanziari, operativi, contestualizzando la durata degli scenari avversi con l’andamento delle variabili macroeconomiche considerate;
- effettuare prove di stress test sui dati finanziari, sul conto economico, sullo stato patrimoniale, sui flussi di cassa, correnti e prospettici, sul rendiconto finanziario. È proficuo considerare le differenze rispetto ai valori passati della società e le conseguenze che si andrebbero a creare sulla qualità del credito;
- stabilire un portafoglio di interventi, dando priorità alle aree critiche, definendo la dimensione dei potenziali interventi, ad esempio sul capitale, sulla rete di fornitura, eventuali fusioni o acquisizioni mirate, cessioni o scissioni di rami d’azienda; identificare le azioni che non possono essere rimandate e quali debbano essere valutate più attentamente, dato che potrebbero essere più rischiose.
Principali misure d’intervento governative
È superfluo sottolineare come siano fondamentali la previdenza degli organi competenti e il senso civico dei singoli cittadini. Per far fronte a problemi prima che economici, sociali, quali
- disoccupazione dovuta a crisi economica, in particolar modo per le piccole realtà,
- aumento dell’insicurezza abitativa dovuta all’incapacità di pagare l’affitto,
- aumento dell’insicurezza alimentare a causa della perdita di reddito derivante da licenziamenti e riduzione delle ore lavorative,
- sistemi di trasporto pubblico ridotti,
- eliminazione o riduzione dei servizi di supporto sociale ed educativo per gli studenti con bisogni educativi speciali,
- accesso limitato alla tecnologia per sopperire al distanziamento sociale e continuare ad esempio con l’apprendimento scolastico,
- crescente discriminazione o esacerbazione delle tensioni razziali ed etniche esistenti e delle disparità economiche, abusi domestici e tasso di criminalità,
Sono stati implementati interventi di sussidio economici che agiscono sia sulla domanda che sull’offerta di beni. Si segnalano come esemplificazione:
- aiuti finanziari alle imprese colpite, in particolar modo PMI e micro-imprese,
- riduzione e posticipo dei contributi previdenziali, assicurativi e fiscali,
- erogazione di prestiti e sussidi sociali a tassi nulli o contenuti, con scadenze dei rimborsi posticipati,
- sussidi salariali, sussidi diretti allo studio,
- stabilimento di canali centralizzati di comunicazione per fornire adeguata informazione ai cittadini.
Queste misure dovrebbero garantire nella maggioranza dei casi la continuità aziendale e una graduale ripresa delle attività. Prendendo come punto di riferimento la Cina, l’evidenza empirica è positiva, ma si segnala che vi è molta settorialità: le grandi imprese si sono riprese per prime rispetto alle PMI e ai servizi. Nello specifico, il 99% delle imprese industriali ha ripreso la produzione dal 28 marzo, con più del 70% dei lavoratori rientrati sul posto di lavoro; per quanto riguarda la ristorazione, invece, solamente il 40% delle attività ha ripreso, con il 20% della forza lavoro normalmente impiegata. In ultimo, si evidenzia come rispetto alla realtà italiana, il governo cinese abbia incentivato delle politiche sociali maggiormente mirate, stimolando la ripresa economica attraverso la fornitura di servizi personali per i lavoratori provenienti dalle città rurali, come bus navetta, treni o aerei, cercando di colmare posti vacanti delle imprese con carenza di manodopera, organizzando lo spostamento diretto della forza lavoro.