Le imprese italiane, per mantenere competitività in Africa, devono adottare strategie innovative puntando sul made in Africa attraverso iniziative greenfield o brownfield.
Questo è quanto sostiene Eugenio Bettella, avvocato esperto nei mercati africani e co-fondatore dello studio Bergs & More, specializzato in consulenza legale e finanziaria per il continente. Secondo Bettella, è fondamentale per le aziende italiane evolvere dal mero export a una produzione parziale o totale direttamente nel continente africano.
Il modello “greenfield” si riferisce ad un’area libera e inutilizzata, priva di attività antropiche precedenti ed è cruciale che si realizzi all’interno delle Zone Economiche Speciali (ZES).
Al contrario, il modello “brownfield” si applica ad aree industriali o commerciali dismesse, inutilizzate o sottoutilizzate. Queste zone presentano spesso problematiche legate alla presenza di inquinamento ambientale, tuttavia, con interventi di bonifica queste aree possono essere riqualificate, rappresentando un’opportunità per ridurre l’impatto ecologico complessivo e sfruttare terreni già occupati. Questo approccio consente di rispettare i criteri del paradigma dei grandi esportatori, elemento indispensabile per competere in modo efficace in mercati complessi e in rapida evoluzione come quelli africani.
Nonostante un crescente aumento della produzione nel continente, molte imprese locali continuano a incontrare difficoltà nel competere con i prodotti provenienti da Paesi più sviluppati, in particolare per il livello tecnologico limitato. Tuttavia, alcuni casi di successo dimostrano le potenzialità del mercato africano. Tra questi, spicca Mara Phones, il primo produttore africano di smartphone, con sede a Kigali, Rwanda. L’azienda sta espandendo le sue attività produttive in diversi Paesi africani, producendo e vendendo dispositivi sofisticati direttamente all’interno del continente. Questo modello rappresenta un esempio chiaro di come l’industria africana possa rispondere alle sfide globali con progetti innovativi e ambiziosi.
Bettella indica due strategie principali per le aziende italiane che desiderano entrare nel mercato africano: il greenfield e il brownfield. La strategia greenfield, si potrebbe concentrare su Zone Economiche Speciali (ZES) che offrono infrastrutture fisiche avanzate, come strade, porti e ferrovie, oltre a servizi regolamentari e incentivi economici specifici. Queste aree, spesso dedicate all’esportazione, rappresentano un’opportunità cruciale per ridurre i costi iniziali e accelerare la produttività.
L’alternativa è il modello brownfield. Questo approccio presenta vantaggi significativi, come l’eliminazione del periodo iniziale di setup, che può durare dai dodici ai trentasei mesi. Bettella evidenzia come questa strategia sia ideale per ottenere risultati in tempi brevi. I Paesi europei come Francia e Regno Unito utilizzano il modello brownfield da decenni, sfruttando i dati affidabili e le aziende africane ben sviluppate, alcune delle quali quotate o sostenute da fondi di private equity.
Le imprese italiane avranno così l’opportunità di posizionarsi come partner strategici nel continente africano, cogliendo le immense opportunità economiche e produttive offerte da un mercato in crescita, mentre contribuiscono attivamente allo sviluppo sostenibile e tecnologico.