L’Italia come porta d’accesso all’energia del futuro

Il South H2 si presenta come la nuova autostrada dell’idrogeno tra Nord Africa e Europa

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha portato a una ridefinizione degli equilibri energetici in Europa, costringendo i Paesi del blocco europeo a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Con la riduzione delle importazioni di gas dalla Russia, l’Unione Europea ha rivolto lo sguardo a Sud, individuando nell’Algeria il principale partner alternativo. Oltre all’esportazione di gas naturale, l’Algeria è emersa come un potenziale fornitore di idrogeno, un vettore energetico chiave per la transizione verde dell’Europa.

Il Green Deal europeo e il piano REPowerEU fissano obiettivi ambiziosi: 20 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030, di cui metà da importare. È in questo contesto che prende forma il progetto South H2, un’infrastruttura destinata a trasportare idrogeno verde dal Nord Africa al cuore industriale dell’Europa attraverso un idrogenodotto che collegherà Algeria, Tunisia, Italia, Austria e Germania.

Il progetto South H2

Il South H2 è un idrogenodotto di 3.300 km che mira a trasportare fino a 4 milioni di tonnellate di idrogeno verde all’anno. Il progetto sfrutterà il 70% di infrastrutture di gas già esistenti, adattandole al trasporto di idrogeno. Tra i promotori del progetto figurano l’italiana Snam, insieme agli operatori energetici di Austria e Germania.

L’iniziativa ha già ottenuto il riconoscimento come Progetto di Interesse Comune (PCI) da parte della Commissione Europea, consentendo procedure accelerate e l’accesso ai fondi europei del Connecting Europe Facility (CEF). Inoltre, nel maggio 2024 è stata firmata una dichiarazione congiunta tra Italia, Austria e Germania per sviluppare un mercato dell’idrogeno ben collegato e sostenibile.

Il ruolo strategico di Algeria e Tunisia

Algeria e Tunisia sono centrali nella realizzazione del South H2, sia per la produzione che per il trasporto dell’idrogeno.

  • Algeria: Il gasdotto Transmed, che già collega il Paese all’Italia passando per la Tunisia, sarà parzialmente convertito per il trasporto di idrogeno. Inoltre, il governo algerino ha approvato una strategia per produrre tra 30 e 40 miliardi di kilowatt di idrogeno entro il 2050, sfruttando l’energia solare del Sahara.
  • Tunisia: Anch’essa punta a sviluppare una produzione di idrogeno competitivo, con progetti come H2 Notos, che prevede la produzione di 200.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno nella fase iniziale.

Entrambi i Paesi stanno attraendo investimenti internazionali e pianificando una parziale riconversione delle proprie infrastrutture, ma restano sfide legate alla disponibilità di risorse rinnovabili, regolamentazioni e approvvigionamento idrico.

Opportunità e limiti

Il progetto offre opportunità significative:

  • Per l’UE, l’importazione di idrogeno verde accelererà la transizione energetica e consoliderà un partenariato strategico con il Nord Africa.
  • Per Algeria e Tunisia, il South H2 potrebbe stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro e attirare capitali stranieri.

Tuttavia, emergono sfide importanti:

  • Le capacità attuali di energia rinnovabile di Algeria e Tunisia sono limitate.
  • La disponibilità di acqua, essenziale per il processo di elettrolisi, è una criticità in entrambi i Paesi.
  • La mancanza di quadri normativi chiari sull’idrogeno potrebbe rallentare il progresso.

 

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